Critiche

Come in un diario

Dopo una produzione pittorica legata a immagini di paesaggi fantastici in cui la natura appariva florida, ubertosa ma sostanzialmente lontana da una collocazione reale, Lorenzo Donati è approdato ad una visione più intima e lirica della natura stessa. La sua attenzione si rivolge ora ad un genere still life di grande elaborazione tecnica e formale.

Utilizzando supporti di tela, di juta o di carta, l'artista esamina da vicino erbe e fiori, componendo labirinti intricati di steli, corolle e foglie. Linee e segni si intersecano, si sovrappongono, secondo mappe care alla prassi incisoria. A ben guardarle, queste opere ricordano le pagine miniate di certi erbari antichi che narravano le qualità e le proprietà di piante officinali.

Come in una sorta di tassonomia "personale", Donati realizza un suo codice visivo e un linguaggio sempre riconoscibile fatto di pigmenti ricercati, di intersezioni cromatiche giocate su trapassi chiaroscurali e timbrici di felice impatto visivo. In certe composizioni, l'andamento leggero di foglie sospese sembra alludere ad un volo di farfalle che allieta e affascina lo sguardo. Parimenti a quanto avviene nella più alta tradizione delle nature morte nordiche in cui ogni elemento della composizione si nutre di una valenza simbolica, così le carte e le tele di questo nostro artista raccontano emozioni e sensazioni interiori: fiori, radici, arbusti narrano, con i loro tracciati verticali, obliqui, orizzontali, stati d'animo mutevoli, situazioni esistenziali passate e presenti, condizioni di stasi, di quiete o di agitazione insite nella vita stessa.

I colori, sempre studiatissimi e calibrati, si attestano intorno alla felice scelta dei toni bruni e rossastri, rivestendo così l'essenza e gli umori della terra. I verdi e i seppia palesano le infiorescenze trascorse e come nelle pagine di un diario, si susseguono ricordi, memorie, avventure.

Lorenzo Donati con estrema cura e perizia tecnica coltiva un giardino privato, un hortus conclusus riservato dove si dispiegano le ansie e le inquietudini del vivere e perché no? anche i sentimenti di gioia, felicità e leggerezza, come farebbero supporre quei voli delicati delle foglie-farfalle.

Le opere di quest'ultima, bella, produzione si arricchiscono, dunque, di sottili allusioni, di variegate interpretazioni sempre sulla scia di una narrazione individuale accennata, mai urlata, dentro le corde di uno spirito sensibile e delicato.

Come in un rigo musicale le note compongono variegate melodie, qui segmenti e tracce vegetali agiscono quali sismografi dell'anima e del cuore a ribadire l'ancestrale valore espressivo di qualsivoglia medium artistico.

Marzo 2016
Lorena Gava

Memorie di natura, miti e geometrie

...Ed è ancora la natura a governare le tele di Lorenzo Donati: un intrico di vegetazione fatta di steli e di erbe, di foglie e di umori tattili, pervade la superficie pittorica che sembra assorbire le tensioni rizomatiche nei ripetuti passaggi timbrici e nella ridda dei segni scavati e delle tracce impresse. Lorenzo Donati ritaglia e indaga un preciso luogo fisico che sente come materia vivente, essenza cosmica, fibra ingrossata di una cellula di mondo descritta ed elaborata per dare forma ad un pensiero e sostanza ad un'immagine lungamente inseguita. Ecco allora che semplici arbusti alternati a fusti e radici finiscono per diventare un codice espressivo personale, un "erbario speciale", tradotto nel presente, in cui le linee e la materia-colore procedono insieme a creare paesaggi immaginifici, potenti, fatti di suoli rugosi, accidentati e talvolta misteriosi. Altre volte, l'artista si apre a visioni più pacate, accompagnate da toni lievi e suadenti che rivelano notevoli doti coloristiche e tecniche...

Roma, Novembre 2014
Lorena Gava

Idilli di natura

"Niente mi rende così felice
come osservare la natura
dipingere quello che vedo"
Henri Rousseau

Fra le varie definizioni che si potrebbero usare per riassumere il senso della pittura di Lorenzo Donati, una – anche inedita – pare la più appropriata e nondimeno efficace: è, il suo, infatti, un naturalismo lirico ovunque pervaso e scandito da suggestioni intime, che fecondano, nella singolare trasposizione pittorica, immagini idilliache, colte all'alba o al primo annuncio della sera.

L'intera opera di Donati racchiude ed evoca simili impressioni: vi si percepisce, vibrante, lo sforzo di chi intende offrire allo spettatore non soltanto la grazia ricercata di qualche abbandono romantico – emblematico nella ricorrente presenza, fra i curati fondali, di leggere bave madreperlacee –, ma anche la percezione di remote fragranze (erba bagnata, muschio, pino silvestre), che l'algido progresso, trionfando, ha trascinato negli angoli più sperduti della nostra mente.

In questa partecipata pittura, al contrario, la natura torna a essere intima urgenza, inviolabile certezza, fecondo territorio narrativo per chi, come Donati, sa coglierne i minimi sussulti, le più pacate manifestazioni, in scenari al solito sospesi fra realtà e immaginazione, ebbri di bellezza e di un silenzio evocativo, diresti persino religioso.

Nella solida architettura cromatica indovini, fra l'altro, l'eco di mutevoli emozioni: limpida come acqua fresca d'alta montagna, la creatività di Donati ne è prima suscitata e poi orientata verso orizzonti espressivi colmi di stupori, nei quali, forte, è dato di ascoltare l'afflato purissimo di una poesia ora asprigna ora tenera.

Li guardi, allora, i vari scorci che il pittore ha distillato da una vegetazione sempre rigogliosa, e subito avverti – crescente – la convinzione di un lavoro abitato da peculiari pregi. A monte, vi albeggia senz'altro una ostinata quanto paziente ricerca tecnica, che ha finito, col tempo, per impreziosire anche il più appariscente versante stilistico, ove, nel frangente, risalta una apprezzabile sintesi degli elementi figurativi elevati al ruolo di protagonisti consueti.

Dipingere, per Donati, equivale a immergersi in un mare magnum di sensazioni proprie. Ciò che a poco a poco affiora sulle carte o sulle tele, potrebbe dunque facilmente dirsi una sorta di suo evanescente ritratto interiore, poiché, nell'andamento curioso di un arbusto, nell'intreccio complicato di radici, fusti e qualche fascinoso stelo, pulsa, vivida, ognuna delle trepidazioni che lo ha condotto, ansioso, verso il cavalletto.

Resistono, al fondo di un tale impegno pittorico, prerogative sentimentali estese a distinti ambiti, che alimentano un'aura suadente, tipica dei luoghi descritti. Stupisci, semmai, di come, ogni volta, quelle che al primo approccio possono apparire come ruvide sterpaglie riescano, viceversa, repentinamente a trasformarsi – agli occhi e nel cuore degli osservatori più sensibili – in oasi inattese di un eden immaginifico, nel quale l'aria è ferma per l'incanto e la natura, sottovoce, racconta dei suoi mille idilli.

Il lungo percorso sin qui compiuto da Donati lo ha condotto a queste seducenti mete. La maniera nella quale egli ha saputo trasferire in pittura il brivido struggente della bellezza è certo rilevante, così come l'abilità conquistata al volgere di infinite ore trascorse nello studio. Ci è caro, dunque, indicare questi suoi esclusivi angoli di natura come esiti autorevoli e allo stesso tempo immaginarli quali avamposti, ultimi, ove, a fiorire come un prodigio, sono ancora i semi di una sorgiva poesia.

Firenze, Febbraio 2013
Giovanni Faccenda

Interprete di realtà fantastiche

Realtà e visione sono i temi fondamentali del linguaggio espressivo di Lorenzo Donati, artista autodidatta che si rivela capace di creare immagini caratterizzate da un lato, da accenti prossimi all'iperrealismo e dominante dall'altro, dalla volontà di concretizzare figurativamente spaccati di fantasia.

Natura e vedute urbane sono i soggetti più frequentemente trattati dall'artista. In entrambi i casi l'immagine assume il valore di proiezione fantastica che dilata le forme e sovrappone le superfici, dando vita a sensazioni visive, nelle quali però non viene meno l'aggancio con la dimensione reale, enfatizzata da un descrittivismo puntuale degli elementi. La natura, rigogliosa e rassicurante, è "raccontata" in ogni minimo particolare, facendo in modo che essa divenga scenario verosimile di "favole" infantili legate all'infanzia che l'artista ha trascorso in Canada. Ogni composizione evoca angoli di giardini segreti e fantastici che appaiono come se fossero filtrati attraverso gli occhi, nonché interpretati dalla mente di un fanciullo.

Grazie all'abilità con cui Donati utilizza la tecnica ad olio, le superfici acquistano una straordinaria lucentezza concentrando in essa l'energia luminosa raccolta dell'occhio. Ruolo fondamentale in tale senso spetta al colore, che incentrato su toni particolarmente accesi e vivaci, amalgama i molti elementi dando a questi una consistenza materica, capace di dare la sensazione di potere con l'immaginazione sentire gli odori, i profumi e avvertire la brezza che muove le foglie.

Evocatrici di ricordi sono le vedute di spaccati di città. Sono queste immagini connesse ad emozioni legate alla memoria e che emergono in primo piano come se affiorassero dallo sfondo materializzando stati d'animo e proiezioni mentali. Strati di colore, esaltati dalla luce, danno vita ad una sequenza intrecciata di immagini dentro l'immagine stessa, fermando in una dimensione atemporale, quasi trascendente, attimi di vita vissuta . Paesaggi tonali scomposti e contrastanti delineano vagamente le forme degli edifici e i contorni delle pareti e dei dettagli, dalle finestre alla disposizione delle pietre angolari, dando matericità vibrante ai volumi e confermando quindi la volontà di descrivere la realtà contingente, sebbene fuori dal tempo reale.

Non estraneo all'uso dell'acrilico e dell'encausto, nelle vedute urbane, Lorenzo Donati è oggi un interprete originale di un figurativo che prende le mosse da sollecitazioni astratte che sono appena percettibili e rimangono latenti. Altrettanto individuale è la volontà di descrizione fabulistica dominante, come detto, nelle immagini di natura, vere, ma al tempo stesso non prive di accezioni irreali.

Due modi di creare racconti che condividono uno stesso intento e sono accumunati da una straordinaria sensibilità cromatica,oltre che dall'abilità disegnativa e che scandiscono l'attività dell'artista, ormai da anni legato alla terra aretina.

Liletta Fornasari

Le forme della natura e le geometrie dell'architettura

La realtà naturale e le strutture architettoniche sono i principali motivi conduttori dell'arte di Donati, il quale progredisce mutando stile e tecnica, intervallando spirito d'osservazione ed empito visionario, pervenendo sempre a esiti espressivi personali.

Col suo sguardo indagatore porta l'obbiettivo sul dato naturale, creando un primo piano ravvicinato. S'intrattiene nella descrizione del reale esaltando il turgore delle forme, l'opulenza dei colori, l'esuberanza vitale della natura, attraverso un disegno preciso e meticoloso.

Il suo attento studio del mondo vegetale alle volte scende nel dettaglio di intricati intrecci di arbusti e piante spontanee, quasi a salvaguardare il ricordo di una natura primigenia e incontaminata; altre volte, si concentra a sottolineare il vigore di un frutto pazientemente portato a piena maturazione. In ogni caso, i fiori, le foglie, i fili d'erba, i sassi riempiono la tela invitando lo spettatore a prendersi il tempo di osservarli, per soddisfare un intimo e segreto desiderio di purezza.

Quando, invece la ricerca visiva di Donati si spinge all'interno del contesto urbano, allora in questo caso prevale una vena compositiva più astrattivante e visionaria, organizzata intorno alle righe geometriche degli elementi architettonici dei palazzi cittadini, che vengono sezionati, sovrapposti e inframmezzati da astratti piani cromatici, inseriti artificialmente nello scenario.

Il radicale scardinamento dell' impaginazione spaziale, dichiara l'originaria elaborazione fantastica e onirica dell' immagine. Però, nel momento in cui, Donati distende la sua tela una rappresentazione paesaggistica aperta, l'atmosfera si fa rarefatta e silente, la dimensione temporale sospesa, il cromatismo evocativo. Emerge il senso opaco del muro affrescato e la viricità di immagini appena sussurrate, più che svelate che mettono a fuoco la struggente poesia degli agglomerati di case di campagna, ridotti ai valori essenziali. Lo spirito contemplativo di Donati, quindi, si sostanzia, infine, di significati ermetici, e di una tacita aspirazione a coniugare un tipo di pittura antica con un istintiva propensione alla sperimentazione.

Daniela Meli

Si tratta di immagini rasserenanti, con quei toni caldi di una natura esuberante, rivisitata ed interpretata dell'autore, secondo una sua personale visione o un proprio modo di trascrivere piacevoli suggestioni. I colori, entrando come insetti nell'alveolo della terra e nutrendosi di essa, non si adagiano morbidamente sulle tele, ma lievitano, crepitano, si sollevano in cerca di uno spazio.

è un mondo rigoglioso, quello di Lorenzo Donati, colto ad altezza di fanciullo, con una sequenza di immagini fresche, in cui ci si vorrebbe distendere per respirare il profumo di erbe e di fiori, abbandonandosi a sensazioni di calma riposante. Composizioni, le sue, che diventano spazio emotivo, per tutta un effusione di stati d'animo e nelle quali pittura e musica s'accostano e si confondono in vibranti segni, in suggestione estatica.

Paolo Levi da "Nuova Arte 2005" CAIRO EDITORE

Con estro roccocò e sapienza lirica, questo artista dallo spirito giocondo come i suoi giardini incantati dalle forme insolite, ottiene momenti e risultati singolari e curiosi. Se vogliamo, liberatori, per quell'intonazione verde squillante (unita ad altri colori vivaci) che appare come una sorta di "inno alla gioia".

Ne deriva uno spettacolo tra il danzante e l'acrobatico e c'è da lodare l'abilità dell'esucuzione fantastica e rigogliosa di Lorenzo Donati, che pare animato da forze interiori, estrosamente efficaci dal punto di vista surreale-figurativo. Le atmosfere fantasmagoriche, cariche di sotterranee eccitazioni liriche, le quali sanno sprigionare notevoli vibrazioni emozionali, lasciano traspirare un sottile rimpianto per una natura florida e incontaminata.

Di fronte a simili opere e al loro pacato silenzio, si percepisce un fruttuoso intreccio d'assorta e minuziosa trasfigurazione.

Paolo Levi da "Nuova Arte 2007" CAIRO EDITORE

I ricordi del cuore

Ci sono artisti che più di altri riassumono quell'universo che è in ogni persona e che può essere espresso solo per rime o suoni o colori e forme insieme. Non sono persone comuni e si riconoscono perché hanno un'origine comune, quasi che un'entità divina abbia voluto distinguere l'anima di queste persone con un sigillo diverso, imparagonabile a quello dagli altri.

Non so dire se siano migliori o soltanto diversi, originali sta di fatto che ho imparato a riconoscerli ed è tra questi che mi piace immaginare e riconoscere Lorenzo Donati. Quest'artista possiede il talento di chi sa usare forme, colore, linee ed elementi naturali e astrarsi da tutto ciò che è realtà perché sia la fantasia a dirigere tutto. Non è un ambito dell'onirico a ispirare e a dar figura ad Lorenzo Donati quanto il fantastico e l'immaginario. È l'evoluzione di dei pittori romantici inglesi e soprattutto di Caspar David Friedrich che dava figura a un "paesaggio simbolico", permeando gli elementi e la stessa composizione di sensazioni romantiche.

Egli considerava il paesaggio naturale come opera divina e le sue raffigurazioni ritraevano sempre momenti particolari come l'alba, il tramonto o frangenti di una tempesta. Il suo naturalismo era la proiezione del cosmo interiore perché diventasse forma, figura con l'universo reale delle cose.

I dipinti di Lorenzo Donati sono questo una realtà che può avere ragione solo nella razionalità dei poeti nel palcoscenico di una memoria che si perde nei ricordi di un bambino e di nostalgie che sono, col tempo, divenute energia e molla per la creatività. Così i suoi dipinti in cui prendono paesaggi realistici non sono altro che immagini di scenari dell'anima, sono piuttosto oggetti dei sentimenti, di ciò che non può avere voce se non con le immagini, sono i ricordi del cuore perché Lorenzo è di quei rari artisti che più di altri riassumono quell'universo che è in ogni persona e che può essere espresso solo per rime o suoni o colori e forme insieme.

Alberto D'Atanasio
Docente di Storia dell'Arte e Semiologia dei Linguaggi non Verbali MIUR